Dopo aver frequentato la Civica scuola di Pittura Federico Faruffini diretta da Giovanni Fumagalli e lo scultore Luigi Grosso, lavora con il pittore Vittorio Basaglia. Dal 1963 al 1965, partecipa alla stagione del Quartiere delle Botteghe di Sesto San Giovanni, dove viene in contatto con gli artisti più interessanti del momento tra cui Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Arturo Vermi, Mario Bionda, Attilio Forgioli. Le sue prime prove pittoriche possiedono un fervido carattere gestuale ed espressionista che, attraverso la tecnica dell’action painting di cultura statunitense, trova il suo sostanziale riferimento in Franz Kline. Ma la sua ricerca si muoverà sempre su un doppio binario, quello appunto della modalità informale, quanto quella di un biomorfismo organico, e psicologico. Dal 1964 al 1966 si occuperà di design, “...ho costruito prototipi non “funzionali”, per escludermi a priori dai riti del consumismo industriale...” Tommaso Trini paragona questi strani oggetti ad “objets trouvees” intensamente metafisici. A questo periodo risalgono le frequentazioni con Fernanda Pivano e Ettore Sottsass.